Fino a lunedì 25 a Torino, si celebra la diversità culturale legata alla produzione di cibo con due eventi contigui sotto egida Slow Food: il Salone

del Gusto dove centinaia di contadini, allevatori, pescatori presentano i prodotti della loro tradizione e Terra Madre, il convegno che fa incontrare 4.400 rappresentanti di queste tre categorie di produttori diretti, provenienti da 161 regioni del mondo e da tutti i continenti. Una Onu proletaria della gente che vive a stretto contatto con la natura. Quella Natura che sempre più noi cittadini dei Paesi sviluppati riusciamo a ignorare, aggredire, distruggere - pur sapendo che ne siamo parte - semplicemente per il fatto che siamo dentro un sistema economico e culturale che ha quella logica.

 

Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini salutando quei rappresentanti ha semplicemente detto a nome nostro di cittadini: «Siamo qui per imparare. Mentre il pianeta rischia di deragliare sotto il peso di consumi privi di senso, voi ci indicate la strada giusta».

Alla Conferenza dell'ONU sulla Biodiversità, in svolgimento fino a venerdì 29 a Nagoya in Giappone, risuona lo stesso grido d'allarme nei discorsi di importanti studiosi. Come l'economista indiano Pavan Sukhdev che in un suo studio ha calcolato quanto il rispetto della natura sia globalmente non solo un dovere etico in quanto abitanti del pianeta ma anche la condizione base di sopravvivenza economica, quindi una "convenienza". Tanto in Polinesia, dove dall'esistenza della Barriera corallina dipendono le due attività vitali di pesca e turismo, quanto da noi in Europa, dove sull'impollinazione delle api semplicemente si regge l'equilibrio che permette l'agricoltura.
Verità che è sempre bene tenere presenti tanto più in questo Anno Internazionale della Biodiversità lanciato a gennaio dall'Onu «per salvaguardare la varietà biologica e promuovere pratiche sostenibili nella gestione delle risorse». Come ricordavamo proprio nel primo di questi red.

Gino Ferri, redazione di paciclica.it



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