Come paciclici vogliamo qui ricordare con affetto Saverio Tutino, scomparso a 88 anni e da ieri sepolto nella sua Anghiari. Proprio nell'ultima edizione di Paciclica era diventato in qualche modo un riferimento in più ma prezioso per dare senso alla nostra iniziativa. Non sappiamo se e quanto fosse amico della bicicletta ma sicuramente lo era della pace nel senso più ampio: l'Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano, la creatura cui ha dedicato l'ultima fase della sua vita, è di per sé uno strumento di pace e di fratellanza.

 

L'aveva fondato nel 1985 come «banca della memoria» in cui raccogliere da tutt'Italia «autobiografie di persone». Diari, epistolari, racconti personali di gente comune destinati altrimenti all'oblio e alla dispersione. Una cosa che non esisteva nel nostro Paese e che ora custodisce circa diecimila "storie vissute" mettendole a disposizione di tutti (è in corso anche la loro digitalizzazione), è un'istituzione riconosciuta nel patrimonio dei Beni culturali della Repubblica e ogni anno celebra in piazza i diari più belli.
Tutto questo, avrebbe dovuto valere al suo inventore il titolo, se esistesse, di benefattore della nazione, invece i giornali di questi giorni hanno preferito ricordare Tutino soprattutto per la sua luminosa carriera giornalistica, quasi a farsene un po' lustro come categoria..
In realtà Tutino è stato sì un giornalista famoso, uno dei più autorevoli sull'America Latina e su Cuba in particolare, che aveva avuto in confidenza personaggi come Che Guevara e Allende e che fu tra i fondatori di Repubblica nel '75. C'è da dire però che all'età della pensione, invece di fare la "firma" prestigiosa e ben pagata preferì cambiare aria, e nella sua Toscana di vacanza, inventare qualcosa per dare spazio alla cultura autenticamente popolare, quella proveniente da esperienze di lavoro, di lotta, di emigrazione, di guerra che fino a un recente passato si  esprimeva, quando poteva, con la parola scritta.
Tutino aveva conosciuto le durezze del periodo fascista, aveva fatto il partigiano e da giornalista aveva cominciato a vedere le rivoluzioni prima in Cina poi in Algeria. Il minimo che si può pensare è che ne avesse tratto una sensibilità particolare per la «storia dal basso» quella che sanno raccontare le persone umili e anonime, in alternativa a quella che passa nei libri di storia.
Da qui il progetto di attirare e conservare le innumerevoli memorie individuali per costruire di fatto una grande memoria collettiva accessibile a tutti. Come un grande bene comune.
Non occorre dire che una storia così la sentiamo molto nelle nostre corde di ciclo-ambientalisti-pacifisti-solidali...
Noi sapevamo dell'Archivio e di Tutino. Si dava anche il caso che Pieve Santo Stefano fosse proprio sulla strada che facciamo per andare a Perugia...ecco perchè il 24 settembre scorso durante l'ultima tappa di Paciclica ci era sembrato giusto anzi doveroso farvi una sosta, se possibile stabilirvi un contatto per una sorta di amicizia simbolica in nome della pace.
Ebbene, avvisati del nostro passaggio, direttrice dell'Archivio e sindaco hanno voluto accoglierci in piazza con una piccola cerimonia spontanea per noi molto gratificante. Con parole di elogio per il mezzo con cui andavamo alla Marcia e in dono, a sorpresa, un volume antologico curato dall'Archivio con i brani più belli sul tema bicicletta pescati in tantissimi dei diari ricevuti (già, perchè la gran parte delle autobiografie dell'Archivio sono di persone vissute in un'epoca, che sembra lontanissima, in cui la bici era ancora il principale mezzo di trasporto.)
Un'accoglienza davvero piena di calore che abbiamo sentito come un riconoscimento di vicinanza ideale e che in questa triste  circostanza vogliamo ricondurre al generoso lascito di Saverio Tutino.

Gino Ferri, redazione di paciclica.it

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