Diario di viaggio (dal furgone) lungo le Strade della Memoria

A causa di uno stupido infortunio ciclistico non ero in grado di percorrere in sella con gli amici di Paciclica “Le strade della memoria”. Ho ripiegato volentieri a fare l’ausiliare sul furgone di supporto guidato con perizia da Giulio, benemerito coach di ogni viaggio paciclico. Ecco un piccolo resoconto da quel punto di osservazione.

cover stradememomoria brunelliVenerdì 25 maggio. Appuntamento alle 7 in piazzale IVECO, passaggio in Piazza Loggia per un saluto resistente ai Caduti di Piazza della Loggia e alle 7,30 partenza per Fossoli e Carpi.
La tabella di marcia prevede di arrivare al campo di concentramento di Fossoli entro le 16 dove ci aspetterà Dalia, la guida che ci accompagnerà nella visita del campo e poi del museo al Deportato di Carpi. Sarà l’entusiasmo,

sarà la bella giornata, i 14 ciclopacifisti (CP) procedono speditamente, 2 brevi pause per alimentarsi e alle 14 hanno già divorato 120 km e sono già arrivati a Carpi, a ristorarsi nella splendida piazza. Tutto bene tranne un modesto incidente tra ciclisti che impedisce a M. di continuare il viaggio in bicicletta, ci affiancherà sul furgone. Invertiamo il programma: si concorda di visitare per primo il museo al Deportato. Alle 16 si entra nel Castello, sede del Museo, dove nel cortile ci si trova davanti a sedici grandi stele, alte 6 metri in cemento, che riportano i nomi dei 60 campi di concentramento e di sterminio nazisti. Nelle sale del museo si trova un ambiente insolito, poche le teche mentre dominano le frasi incise sui muri tratte dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea che ti fanno accapponare la pelle, alternate con graffiti di grandi pittori come Picasso e Guttuso. L’ultima sala, la sala dei nomi, riporta incisi sui muri migliaia di nomi. I nomi di 15.000 cittadini italiani deportati, razziali e politici, verso i lager. Dopo questi momenti di forte emozione i 14 CP inforcano di nuovo la bicicletta per portarsi a Fossoli nel campo dove i deportati sono stati trattenuti in attesa di essere trasferiti nei lager. Il luogo, dal 1942 al 1970, è stato teatro di tanti usi e sofferenze: prima campo di prigionia militare, poi campo di concentramento dei deportati, poi centro di raccolta di profughi stranieri, poi sede della comunità Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra e infine ospita i profughi giuliano-dalmati. La crescita spontanea di alberi intorno e dentro alle baracche ha ingentilito il luogo. Ci penserà la guida a farci rivivere il tempo in cui migliaia di persone, tra le quali Primo Levi, vivevano stipate in baracche, trattate come bestie, piene di pidocchi, in un campo circondato da filo spinato, in attesa di un futuro ignoto.
Verso le 19, di nuovo in bici per gli ultimi km verso una meritata doccia e successiva abbondante spaghettata.
Sabato 26. Colazione alle 7 e partenza prima delle 8 in direzione sud. Il percorso è più breve, circa 85 km, ma più impegnativo perché si salirà sull’Appennino emiliano facendo tappa a Marzabotto-Montesole. I 13 CP, forse per la facilità con cui hanno raggiunto la meta il giorno prima, forse per il minor numero di km da percorrere, se la prendono un po’ più comoda. Indugiano a Modena, deviano dal percorso e vagano in Vignola con il risultato che a mezzogiorno si trovano sotto un sole cocente a scalare l’appennino. Salite toste che li portano a Mongiorgio, Pilastrino e a Montepastore. Verso le 13,30, dopo una sessantina di km e anche se la salita non è finita, si fermano a riprendere fiato e a rifocillarsi. Verso le 14 si riparte alla volta di Marzabotto. Dopo una mezz’oretta finalmente finisce la salita ed inizia la discesa verso Marzabotto. Qui ci si reca a visitare il sacrario posto nel piano inferiore della chiesa parrocchiale al centro del paese. Vi sono sepolti 778 resti di vittime civili e partigiani morti per mano nazista nel 1944. Anche qui forte emozione, soprattutto leggendo le date di nascita e di morte di bambini, alcuni ancora in fasce, trucidati in braccio alle proprie mamme. Non ci si può attardare più di tanto perché sono quasi le 16 e a Monte Sole ci aspetta Alessandro per guidarci alla visita del Parco storico di Monte Sole, ovvero nei luoghi degli eccidi nazisti compiuti tra il 29 settembre ed i primi di ottobre del 1944. La stanchezza comincia a farsi sentire ed i 13 CP si trovano a salire per gli ultimi 6 km su rampe molto impegnative. Finalmente si arriva all’agriturismo Il Poggiolo dove si prende rapidamente possesso delle camere e, dopo che Alessandro ci ha pazientemente aspettato per almeno un’ora, dopo le 17 si inizia il percorso storico. Si inizia in salita una camminata di un paio di ore che ci porta a passare in alcuni luoghi sparsi su Monte Sole dove i nazisti accompagnati da fascisti in divisa tedesca hanno trucidato senza alcun motivo, né di guerra né di rappresaglia, quasi un migliaio di persone, nella maggior parte donne, bambini e anziani. Alessandro ci racconta cosa è accaduto nei singoli luoghi e ci legge le agghiaccianti testimonianze di quelle pochissime persone che per puro caso sono riuscite a sopravvivere.
Si ringrazia calorosamente Alessandro, bravissimo ad attirare e tenere viva l’attenzione di un gruppo di ciclisti un po’ cotti dalle fatiche stradali, e si corre in doccia pensando alla imminente cena. Il menù del Poggiolo è a sorpresa, pastasciutta e polpette innaffiati con abbondante birra. Qualche parola sull’impegnativo percorso del domani che parte con 30 km di salita al passo della Futa e finisce con la salita a Barbiana per un totale di una novantina di km. E poi tutti a nanne.
Domenica 27. L’impegno di arrivare a Barbiana verso le 14 dove una guida ci illustrerà la Scuola di Barbiana e le difficoltà del percorso fanno si che alle 7 siamo praticamente tutti in sala pranzo a fare un’abbondante colazione e che i ciclisti partano prima delle canoniche 8 a piccoli gruppi. Dopo alcuni km di discesa e di fondo valle, arrivati a Rioveggio si attacca la lunga salita che porta al passo della Futa, discretamente pedalabile e notevole per il paesaggio. Verso le 11 sono tutti in cima al passo e si concedono un buon spuntino a base di ciliegie, banane, barrette e acqua a volontà. Pronti via, si scende piacevolmente nel Mugello in mezzo a filari di stupendi cipressi e paesaggi mozzafiato. Verso le 12 siamo ai piedi della strada che sale a Barbiana. La salita presenta tratti con pendenze durissime e fa caldo. Alcuni si fermano a rifiatare, altri stringono i denti e tirano avanti, alcuni cedono di schianto e hanno bisogno dell’aiutino del furgone. Comunque sia, alle 13 siamo tutti a un tiro di schioppo dalla scuola di Don Milani e si pranza al sacco mangiando tutto quello che c’è, in tempo per raggiungere la canonica di Don Milani dove una persona incaricata dalla Fondazione ci aspetta alle 14.

La visita inizia nella stanza dove Don Lorenzo insegnava e le pareti sono tappezzate da quanto prodotto dagli alunni per il loro apprendimento, cartine geografiche, torte e e grafici. Campeggia il cartello con scritto il motto “I Care” che Don Milani spiegava essere l’esatto opposto del “me ne frego” fascista. In una stanza stipata di persone un anziano parroco e l’incaricata della Fondazione evocano episodi e momenti significativi della vita di Don Milani, il suo modo di fare scuola e di porsi. Considerato che uno dei cardini della scuola di Don Milani era “imparare facendo” ci siamo poi recati a visitare il laboratorio/officina dove sono ancora conservati gli attrezzi e le macchine che i ragazzi utilizzavano per produrre quello che serviva (incudine e martello, fucina, tornio parallelo a pedale, cavalletto con carrucola, cannelli della fiamma ossidrica, sci di legno, pezzi).

Su una parete è appeso un manifesto con l’immagine di un motore di automobile “Innocenti” ed in una teca vi sono appesi un paio di pistoni, dei cinghioli, guarnizioni di tipi diversi. Breve visita alla chiesetta e alle 15,00 ci si incammina verso Firenze. Si inizia la ripida discesa che ci porta sulla strada di fondovalle e si prosegue pensando di avere da percorrere ormai solo una quarantina di km facili. Niente di più sbagliato! La traccia preparata, per evitare strade trafficate, porta i ciclisti su una salita ad un colle veramente proibitiva, un vero e proprio gran premio della montagna. Uno sforzo così dopo una novantina di km, di cui 36 di salita, ha falcidiato il gruppo e riempito di maledizioni chi ha avuto l’idea di scegliere quel percorso. In qualche modo si supera il colle e si scende alla Stazione di Campo di Marte di Firenze. Si caricano le biciclette sul furgone e via con il Freccia Rossa verso Brescia. Tre giorni intensi di paesaggi, fatica e di forti emozioni per non dimenticare, nel segno della Costituzione Italiana.

Ettore Brunelli

 

 



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