In treno per raggiungere Milano mi ero riletto le corrispondenze di Vittorio da Gaza, scritte e ora raccolte nel sito de Il Manifesto, durante l'operazione Piombo Fuso. Resoconti atroci di quello che stava vivendo la popolazione di Gaza, e che avevano di fatto portato Vittorio involontario reporter di guerra sulla ribalta internazionale.
A partire in bici da Milano in piazza Duomo eravamo in due, ma molti altri li abbiamo incontrati lungo la strada. Due persone stavano raggiungendo a piedi Bulciago, incontrate a 20km dai luoghi del funerale, da lontano ci hanno urlato «andate da Vittorio?». Avevano letto sui giornali della iniziativa di Paciclica ed avevano intuito potessimo essere noi.

Ai funerali tantissima gente. Tanta da non poter essere contenuta nel seppur grande palazzo dello sport del piccolo paesino. Tante le lingue che si sentivano parlare. Ma sopratutto tanti palestinesi, popolo a cui Vittorio aveva dedicato la sua vita.
Dentro e fuori bandiere arcobaleno: la famiglia aveva chiesto che non ne fossero esibite altre poiché «Vittorio non avrebbe voluto stare sotto la bandiera di una parte». Nonostante le numerose richieste all'altoparlante in diversi però non hanno ubbidito sventolando le bandiere della Palestina.
Nessuna autorità che non fossero i sindaci dei comuni limitrofi, che si sono stretti intorno alla collega di Bulciago (la mamma di Vittorio è sindaco del paese).
Gli altoparlanti diffondevano discorsi commossi e non di circostanza. Sono state lette alcune delle frasi della lettera di mons. Tettamanzi, che hanno fatto sentire l'Italia un po' meno lontana.

Massimilano, 26 aprile 2011

qui il saluto a Vik e In Memoria di Vittorio di Elisa Marincola dal sito della Tavola per la Pace

 

 

 

 

 

di Franca e Massimiliano

 

 



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