gino vajont 2017 1Ospitiamo il post che Gino Ferri amico di Paciclica ha pubblicato nella sua pagina Fb sulla sua partecipazione al viaggio al Vajont, partendo da Parma insieme ad un amico.

 

Ritorno sui luoghi della grande tragedia nei giorni del suo anniversario, 9 Ottobre1963. In bicicletta, aggregandoci al gruppo Paciclica della Fiab di Brescia che come sempre e come da proprio "obbligo" (ogni anno dal 2008) fa la sua Pedalata d’impegno civile al Vajont. Noi in due, loro una ventina. Loro partendo da casa in bici, noi in treno da Parma fino a Rovereto punto d’incontro da dove abbiamo preso a pedalare insieme.
Prima tappa (venerdì) Caldonazzo. Arrivo l’indomani a Erto - cuore del Vajont per posizione geografica e memoria custodita della tragedia - meta del viaggio. 150 km in quasi 10 ore, in tempo per una doccia e un giro per il paese antico prima di partecipare alla Notte di veglia (musiche racconti recite) presso la Diga con i Cittadini per la Memoria del Vajont. Il mattino dopo, domenica,via a fare il giro ad anello della Frana, visitare il museo e salire a Casso paese gemello di Erto.Pomeriggio di nuovo in bici fino a Belluno a prendere il treno del rientro a casa.
Un viaggio concentrato e un po’ al limite per stare nei tempi di un w-e, ma di grande appagamento quanto a emozioni e istruzioni.

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Per la possibilità di parlare con gli abitanti del posto - molto ben disposti e prodighi di spiegazioni verso gli "amici venuti in bici” - di vedere con i propri occhi la scena del “delitto" (il disastro) praticamente intatta in tutta la sua impressionante crudezza. Con il monte Toc visibilmente amputato,e la sua parte mancante (la Frana che produsse lo spostamento d’acqua del bacino e il salto che cancellò Longarone ) ancora là dentro il bacino e la Diga che non doveva essere costruita,sempre al suo posto. Il valore di monito per chi abbia voglia di osservare e riflettere è assicurato, e c’è spazio anche per il piacere,l’incanto di sentirsi dentro una grande oasi naturalistica,quella creatasi spontaneamente in oltre 50 anni di vincoli su tutta l’area dell’ex bacino.
Per questo - e al di là del come lo fanno gli amici bresciani con motivazioni che hanno a che fare sia con la bici praticata in modo intenso sia con sentimenti di solidarietà e amicizia sempre da rinnovare verso i familiari delle vittime dirette e indirette del disastro - un viaggio al Vajont sarebbe caldamente consigliabile a tutti (e farlo in bici, per chi può almeno da Longarone, è scegliere semplicemente il mezzo più adatto). Lo scrittore Fabio Genovesi, inviato del Corriere al Giro d’Italia 2013 che fece tappa a Erto nel 50° del Vajont, scrisse : «Non è possibile leggere ancora che la diga è crollata. Conosci la storia,l'hai sentita raccontare in tutti i modi,poi vieni qui e di colpo capisci che non hai capito niente... È una botta di realtà che ti toglie il respiro» e il presidente dell' Ordine Geologi Di Grazia nell'ammonire che una catastrofe simile potrebbe ripetersi : «In Italia le frane sono incombenti, sono moltissime e minacciano anche grandi centri. Colpa dell'uso dissennato del territorio, dell'abusivismo, e di piani regolatori non sostenibili» .
Rimane da dire del tragitto fatto da Rovereto. Da subito la splendida ciclovia dell’Adige ( con due gioielli come il ponte ciclo pedonale ad arco di Nomi e il vicino imperdibile bici-grill) che si lascia a Mattarello dove tocca cimentarsi su due km di dura salita per arrivare al lago di Caldonazzo. Inizia qui la Val Sugana fiancheggiata da monti incombenti e boschi servita per una cinquantina di km da una ciclovia “campestre” ancor più godibile della precedente. Dopo l’oasi-bici grill di Tezze si lascia il Trentino e si entra nel Vicentino, Italia, con la nota assenza di piste o ciclovie. Per fortuna la vecchia statale a tornanti detta Scale di Primolano dominata dai residui di antiche fortificazioni di confine e che facciamo in salita per passare nel Feltrino è equiparabile a ciclovia per carenza di traffico. Fino a Belluno e oltre, in attesa della promessa ciclabile del Piave dal Cadore a Feltre, è quasi tutta statale trafficata. Si pedala bene tra ciclabili e strade basse solo da Ponte nelle Alpi a Longarone e da lì sulla larga strada turistica che sale alla diga e a Erto.

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