verona webOrnella è di Legnago, socia AdB di Verona e amica di Paciclica. Anche se la "Pedalata al Vajont" l'ha fatta tutta partendo da Brescia insieme a noi "bresciani", all'arrivo ha voluto rappresentare la "sua" Fiab nel Progetto-Vajont50. Per questo si è portata il foglio prestampato e s'è fatta un auto-scatto a Erto. E ci ha poi scritto questa bella lettera:
«Cari amici di Paciclica, l’esperienza

di unirmi a voi per pedalare due giorni fino alla maestosa terribile diga del Vajont è stata più che positiva. Anzi direi toccante e in qualche modo “energizzante”. Mi spiego:
a prescindere che l’andare in bici resta per me una grande passione, e il cicloturismo il modo di viaggiare migliore e più appagante, in questi nostri due giorni non c’è solo la bici, o meglio la bici diventa il mezzo più giusto per raggiungere una meta che per me rappresenta il simbolo delle tante tragedie, delle tante “schifezze” che l’uomo è capace di creare quando va “contro natura…”, quando distrugge l’unica Terra che abbiamo.
Anche se sono 4 anni che ripeto questa esperienza con voi non riesco mai a Non emozionarmi; quando raggiungiamo all’imbrunire, dopo tanti Km, Longarone con la visuale della Diga che ci guarda dall’alto… beh è una cosa che a me toglie sempre il fiato e le parole… anche ora faccio fatica a descrivere quello che provo quando sono là… l’emozione è ancora più forte appunto perché ci arriviamo con la bicicletta, sembra che la fatica della pedalata ci aiuti a comprendere ancora di più quanto grande sia stato il disastro di allora… Lo so forse non ha tanto senso, ma per me è così. Credo non ci sia niente di sbagliato a voler provare tali emozioni.
A me sembra che la diga parli, nel senso che è talmente evidente, vista la posizione dell’indifeso paese di Longarone, cosa è potuto accadere il 9 ottobre 1963. Mi stupisco e mi pongo sempre una domanda: ma se ci arrivo io, da semplicissima persona (e anche prima di leggere qualche libro sul Vajont) a capire quanto alto era il rischio di un possibile disastro che si poteva creare a Longarone e alle sue frazioni, che quel lavoro immane, in poche parole, non era da fare..mi domando come mai menti di elevata cultura come geologi, ingegneri non ci siano arrivati a fare questo ragionamento
Infine, altra cosa che contribuisce a rendere unica questa esperienza: la compagnia di Voi tutti… che è il valore in più che do a questa pedalata… è l'occasione mia di rivedervi (visto che non sono di Brescia); voglio dire che si è creata con voi una bella amicizia e, come tutti i legami, è una bella emozione quando ci si ritrova… quindi ecco spiegato la parola “energizzante” che ho scritto all’inizio… lo stare assieme 3 giorni con persone con cui ci si trova bene, condividere questi valori della bici e del “ricordare la tragedia” che ci accomunano.. mi da molta carica e capisci quanto  “L’UNIONE FA LA FORZA” (e da che mondo e mondo lo è sempre stato….) e mai come quest’anno tale concetto è stato così evidente: presi singolarmente ognuno di noi, chi mai avrebbe pedalato 250 Km, viste le previsioni avverse, soprattutto per il sabato (poi per fortuna verificatesi solo in parte) : quando si è da soli si tende a desistere, rimandare, prendere il treno… ci si chiede ma chi me lo ha fatto fare… invece in gruppo no, anzi ho visto tanti sorrisi mentre si pedalava anche sotto l’acqua.
Poi per me è troppo bello il terzo giorno, quando dopo essere arrivati, ci si può guardare attorno, ammirare il paesaggio delle montagne, i paesini che ci sono Erto, Casso e le altre borgate, pensare pensare …… per me è impagabile… (quà parlo da innamorata della montagna, amore con la A maiuscola e magari non faccio testo… in questi contesti non riesco a stare ferma, mi piace vedere, fare, conoscere il più possibile), e l'essere circondata da quelle montagne cariche di ricordi mi fa respirare in un’ atmosfera tutta speciale.
Ancora grazie a tutti, e speriamo che noi si continui così,pedalare per ricordare oltre al Vajont altre ingiustizie simili»

Ornella Ghirelli

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