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il gruppo di Paciclica Fiab-Brescia con Paolo Gandolfi raggiungono Erto

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sui pedali con la pioggia in faccia. Ma arrivare in bici alla diga del Vajont col Comitato dei Cittadini ha aumentato le nostre forze


Avevamo tutti espressioni un po' tirate venerdì mattina in piazza Loggia alla partenza della nostra Pedalata d'impegno civile - quinta edizione.
Non era solo per il cielo che già minacciava pioggia e le previsioni al brutto per i giorni a seguire, cosa che in bici non mette allegria. Pesava anche il fatto di partecipare al Progetto-Fiab che noi stessi avevamo
lanciato in aprile e che ora andavamo a chiudere, in più il Comitato di Erto aveva inserito il nostro viaggio nel programma iniziative del 50°. E ancora: a Longarone avevamo due appuntamenti da non mancare.
Insomma sentivamo addosso qualche responsabilità in più. Forse per questi motivi al via eravamo "solo" in 15 (media anagrafica solita vicina ai 50, un terzo donne) e non i 25-30 di altri anni. Meglio così, purché "determinati", per un viaggio che doveva ridurre al minimo gli imprevisti e arrivare nei tempi preventivati (240 km in due giorni).
A salutarci c'erano l'assessore Gigi Fondra militante storico dell'ambientalismo solidale e Franco Ongaro, un Soccorritore del Vajont di grande umanità (vedi qui)
Piccoli segni di condivisione che in questi casi aiutano il morale.
Così come, per altro verso, l'accompagnamento in bici fino a Salò da parte di quattro veterani di Paciclica, impediti stavolta per ragioni diverse al viaggio.
Tutto bene, sul solito itinerario ormai più che collaudato, fino alla tappa di Pergine Valsugana. Poca pioggia. In compenso il cielo coperto, rispetto al sole estivo dell'ottobre scorso, ci ha reso meno implacabile la salita del Mattarello.
La vera prova è arrivata però l'indomani mattina alla partenza. Pioggia fitta e cielo nero. La tentazione per almeno metà di noi di "portarci avanti" col treno (stazione oltretutto vicinissima) era forte. Ha prevalso però in tutti l'orgoglio-bici (certo indumenti giusti permettendo) e un po' di fiducia nel tempo che può (almeno quello) cambiare. Fiducia ripagata dopo un'oretta, mentre i boschi e i prati della Valsugana umidi e scuri, attraversati sulla lunga ciclabile sono stati un'esperienza impagabile. La sosta al bici-grill di Tezze è un po' più lunga del dovuto. Ritardo che aumenta sui tornanti delle Scale di Primolano.
Per recuperare saltiamo la sosta-pranzo prevista a Feltre e ci limitiamo a un pit stop-panini (preparati da due amici di pedale che impossibilitati al viaggio in bici hanno voluto scortarci in auto...forza dell'amicizia, ma anche di una meta come la nostra!).
Niente sosta nemmeno a Trichiana dove l'anno scorso visitammo la casa natale di Tina Merlin: la vediamo dalla strada passando, e pazienza se non c'è ancora nemmeno un cartello che la ricordi.
Una sosta dobbiamo invece farla (prima volta) a Longarone, come accennato.
Il giovane sindaco gradisce incontrarci: fra le tantissime iniziative messe in campo per l'anniversario ritiene che anche la nostra, pur a bassissima visibilità, meriti un plauso. Cosa che fa piacere anche a noi, ci mancherebbe, anche se le affinità, il sentimento e la consuetudine con le persone ci portano naturalmente sempre a Erto. All'incontro in comune andiamo in quattro, non prima di essere andati a un altro appuntamento meno formale e più sostanziale. Quello con l'on. Paolo Gandolfi, neo parlamentare conosciuto per la sua militanza pro-bici dentro il Palazzo (dopo anni di assessorato a ReggioEmilia) che avevamo invitato a partecipare al Progetto inizi settembre e ci aveva promesso di fare il possibile - leggi qui.
L'onorevole è stato di parola (che è tutto dire, per la categoria). È arrivato a Longarone in auto, con moglie e figli, la bici sistemata dietro.
Molto affabile, ci accompagna a salutare rapidamente il sindaco e poi via insieme a pedalare i 10 km di salita per Erto.
Paolo Gandolfi dimostra buona gamba e anche buona memoria, conosce bene la storia del Vajont che a noi negli anni, fra letture e racconti dal vivo ci è cresciuta dentro. Non era alla prima visita. La prima in bici sì, e anche lui trova sia il mezzo più consigliabile per vedere e capire, fermandosi dove si vuole. Per esempio nelle piazzole in galleria che si affacciano sulla gola, proibite alle auto.
Accetta simpaticamente di fare con noi la foto sotto il cartello di Erto, dietro la sigla Fiab di Brescia e non di Reggio Emilia cui è iscritto. Foto ugualmente valida, anche se i più del nostro gruppo non ci sono. Si stanno già preparando alla Notte Bianca davanti la diga, intorno al grande fuoco, col suo denso programma di canti e testimonianze su questo e altri Vajont. La notte già incombe, fredda, come quella apocalittica di 50 anni fa.
L'indomani mattina ognuno si amministra il tempo come vuole: in bici o a piedi, una visita al museo o alla diga, a Erto, a Casso o ai villaggi intorno. Capita anche di fare incontri ciclistici. Come quello, inaspettato, con gli oltre 50 della Fiab Pordenone che hanno il Vajont come viaggio di gruppo ad ogni anno (del resto è nella loro provincia). Oppure quello atteso con gli Amici Fiab di Conegliano, sempre presenti in occasione delle nostre Pedalate.
Rimaniamo fino al pomeriggio per la sempre toccante cerimonia dei 465 Palloncini che vengono liberati dai bambini in ricordo degli altrettanti piccoli morti nel disastro. Sarà solo un po' più affollata degli anni scorsi. Ma non ha bisogno degli anniversari importanti per essere sempre intensa e partecipata. Tutto grazie agli infaticabili volontari del Comitato Cittadini per la Memoria del Vajont.

Gino Ferri

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